¿Cisne o pato?

[Versione italiana sotto]

"Por qué un cisne y no un simple pato?", piensa, observando el estanque de enfrente. Y ya lo define 'simple', porque eso es lo que parece ser ese pájaro gracioso, tímido y pequeño frente a la majestuosidad y pureza aparente de un cisne blanco. Y él, ¿por qué 'majestuoso'? En realidad, este anda de manera más patosa que el pato, balanceándose, tambaleándose, bamboleándose. Y es todo menos que elegante y delicado, o así consideran al animal quienes no hayan visto nunca los cisnes del estanque del Parque María Luisa de Sevilla. 

A su alrededor, los turistas se paran a menudo, sacando fotos a los cisnes que les pasan al lado como si lo estuvieran entendiendo todo y quisieran presumir aún más. O la niña con el vestido rojo, con su madre muy pendiente a unos metros de ella, llamándola una y otra vez e insistiendo en tener cuidado en no caer al agua, si no "ya verás". 

"¡Mamá, un cisne!". ¿Y por qué no "¡Mamá, un pato!" o "¡Mamá, una paloma!"? 

La paloma también es blanca y muy elegante, quizás hasta más que el cisne. Este, indiferente, nada al lado del borde, le quita las hojas y las flores secas tirándolas al agua, luego las recoge con el pico, las sacude para limpiarlas bien y vuelve a dejarlas en el agua. 

¿Por qué, desde niños, nos atrae lo que es pomposo, llamativo, chillón, grande, impresionante y más raro? 

Ahora el cisne limpiador ha vuelto delante de ella. Observándolo, se pregunta por qué la naturaleza humana no nos deja sorprendidos frente a las cosas pequeñas, la más comunes, las más frecuentes y simples, sin las que nos sentiríamos perdidos, vacíos, pobres, tal vez más que si faltaran las otras cosas, sin las que estamos acostumbrados a vivir y sobrevivir. Pensándolo bien, son justo las primeras que nos permiten seguir adelante, pero también son las que solemos menospreciar o ignorar. 

Una leve sonrisa aparece en su cara. Al final, el pato se come, el cisne no.

La cafetera a la que vuelan nuestros insultos por su mal funcionamiento (o, a lo mejor, por nuestro descuido) es la que cada mañana nos permite tomar nuestro cafecito para que seamos personas, mientras que el bar es un lujo, algo más raro, para los eventos especiales. Y la vida tampoco puede estar formada solo por eventos especiales, si no dejarían de serlo. 

"Deberíamos aprender a observar con más sorpresa todo lo que nos rodea cada día, también y sobre todo las cosas más simples, para apreciarlas y ser agradecidos por ellas", piensa. "Si desaparecieran ellas, estaríamos perdidos y empezaríamos a buscarlas, a anhelarlas". 

De repente, algo rojo aparece, chocando contra sus rodillas y empujándola fuerte.
"Hola. ¿Has visto el cisne?". 

De la colección de relatos breves Hijas ingratas, de Jessica Bernardi. 



Cigno o papera?

"Perché un cigno e non una semplice papera?", pensa, osservando lo stagno di fronte. E già lo definisce "semplice", perché è così che sembra essere quel pennuto buffo, timido e piccolo rispetto alla maestosità e purezza apparente di un cigno bianco. E lui, perché 'maestoso'? In realtà lui cammina in modo più goffo di una papera, dondolando, barcollando, zampettando qua e là. Ed è tutto meno che elegante e delicato, o almeno così lo considera chi non ha mai visto i cigni dello stagno del Parco di María Luisa di Siviglia.

Attorno a lei i turisti si fermano spesso, facendo foto ai cigni che passano loro di fianco come se stessero capendo tutto e volessero vantarsi ancor di più. O la bambina con il vestitino rosso, con sua madre molto attenta, a qualche metro da lei, chiamandola più e più volte e raccomandandosi di fare attenzione a non cadere in acqua, "sennò poi vedi".   

"Mamma, un cigno!". E perché non "Mamma, una papera!" o "Mamma, una colomba!"?

Anche la colomba è bianca e molto elegante, forse anche più del cigno. Questo, impassibile, nuota attorno al bordo, da cui toglie le foglie e i fiori secchi tirandoli in acqua, poi li raccoglie con il becco, li scuote per pulirli bene e li getta nuovamente in acqua. 

Perché fin da piccoli siamo attratti da tutto ciò che è pomposo, vistoso, appariscente, grande, impressionante e più raro?

Ora il cigno pulitore è tornato davanti a lei. Osservandolo si chiede perché la natura umana non ci lasci sorpresi di fronte alle cose piccole, le più comuni, le più frequenti e semplici, senza le quali ci sentiremmo persi, vuoti, poveri, forse ancor di più che senza le altre, senza le quali siamo abituati a vivere e sopravvivere. A pensarci bene sono proprio le prime che ci permettono di andare avanti, ma anche quelle che tendiamo a disprezzare o ignorare. 

Un lieve sorriso appare sul suo volto. In fin dei conti la papera si mangia, il cigno no.

La macchina del caffè che tanto insultiamo per un suo malfunzionamento (o magari una nostra disattenzione) è quella che ogni mattina ci permette di prendere il caffè senza il quale non 'saremmo persone', mentre il bar è un lusso, qualcosa di più raro, per gli eventi speciali. E la vita non può nemmeno essere fatta di soli eventi speciali, altrimenti smetterebbero di esserlo. 

"Dovremmo imparare a osservare con più meraviglia tutto ciò che ci circonda ogni giorno, anche e soprattutto le cose più semplici, per apprezzarle ed esserne grati", pensa. "Se dovessero sparire quelle, allora saremmo perduti e inizieremmo a cercarle, ad ambirle". 

All'improvviso appare qualcosa di rosso, sbattendole contro le ginocchia e spingendola forte. 

"Ciao. Hai visto il cigno?".

Dalla raccolta di storie brevi Figlie ingrate, di Jessica Bernardi. 


ESTE SITIO FUE CONSTRUIDO USANDO